Problemi come ictus e aritmie fanno paura, nonostante i progressi della medicina, c’è un comportamento però che può aumentare i rischi.
Avere un corretto stile di vita, a partire da un’alimentazione sana oltre a evitare il più possibile abitudini negative quali fumo e alcol, non può che essere un passo importante per aumentare la possibilità di essere in buona salute. A volte anche questo potrebbe però non essere sufficiente, soprattutto se si tratta di malattie come i tumori, che possono avere anche una base genetica.
Prescindere dalla prevenzione periodica è quindi indispensabile, in modo tale che eventuali problemi possano essere ravvisati quando ancora sono a uno stadio iniziale, così da aumentare le possibilità di guarigione. Ci sono però anche altre malattie che possono fare altrettanta paura, nonostante i progressi fatti dalla medicina, per questo può essere fondamentale prestare attenzione anche ai più piccoli segnali che possono arrivare dal nostro corpo. In questa categoria rientrano certamente ictus e aritmie, dove la tempestività può svolgere un ruolo davvero determinante.
Un’abitudine diffusa aumenta il rischio di ictus e aritmie
Pur cercando di fare il possibile per evitare di incorrere in patologie anche piuttosto gravi, non si ha mai la certezza assoluta che queste non possano essere diagnosticate. In questa categoria rientrano certamente ictus e aritmie, che possono portare a una modifica drastica delle proprie azioni quotidiane, soprattutto nel primo caso se si dovesse riuscire a riprendersi ma con alcuni danni permanenti.
La ricerca scientifica non si ferma e sta facendo il possibile per aumentare le possibilità di guarigione anche da altre malattie, ma anche per individuare alcuni fattori che possono rivelarsi decisivi e che possono metterci più a rischio, senza alcuna distinzione sulla base di sesso ed età. Anzi, ci sarebbe un’abitudine che sarebbe davvero diffusa, soprattutto perché tanti hanno ritenuto possa apportare benefici all’organismo, ma che può alla fine rivelarsi deleteria. Il riferimento è all’assunzione degli integratori, spesso consumati perché si pensa possano aiutare a colmare alcune carenze, ma che in realtà possono avere gravi conseguenze.
Addirittura, secondo quanto emerso da una ricerca pubblicata sul British Medical Journal, non è escluso si possano generare effetti negativi alla salute dell’apparato cardiovascolare. I problemi possono derivare soprattutto da quelli a base di olio di pesce, nonostante in genere siano consigliati perché si pensa abbiano l’effetto contrario, ovvero proteggere il cuore, rendere più fresco il cervello e ridurre le infiammazioni.
Occhio a chi li assume
I risultati individuati dai ricercatori dovrebbero fare riflettere e non poco su un comportamento che spesso viene consigliato senza pensarci troppo. Gli integratori a base di olio di pesce, infatti, riuscirebbero a garantire benefici solo a chi già soffe di patologie cardiovascolari, ben diversa sarebbe invece la situazione per chi almeno fino a quel momento era sano.
Gli studiosi hanno infatti riscontrato un dato che merita di essere messo in evidenza: “si registra un aumento del rischio del 13% di sviluppare aritmie e del 5% di avere un ictus in chi assume con regolarità integratori all’olio di psce ed è in salute”. Tra i sintomi che sono stati riscontrati ci sono “una riduzione del 15% della progressione dalla fibrillazione atriale all’infarto e una diminuzione del 9% della progressione dall’insufficienza cardiaca all’esito fatale”.
Assumere integratori non è detto comunque sia sempre negativo, ma si dovrebbe agire con maggiore oculatezza e chiedendo sempre consiglio a un medico.